Le emissioni di gas serra continuano a crescere, il clima a scaldarsi, e l’intensità e frequenza degli eventi estremi ad aumentare. L’intervento di Roberto Buizza al convegno sui disastri naturali organizzato al Comune di Pisa

Roberto Buizza, professore ordinario presso il Centro di ricerca interdisciplinare sulla Sostenibilità e il Clima della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, è intervenuto all’evento organizzato nella Sala Balneari del Comune di Pisa dal Comune e dal Rotary Club di Pisa, in occasione della “Giornata Internazionale per la riduzione del rischio dei disastri naturali” (13 ottobre).
Buizza ha posto l’attenzione su alcune affermazioni errate sullo stato del clima durante la General Assembly delle Nazioni Unite del 23 settembre scorso. Al contrario di quanto detto, le emissioni globali continuano a crescere, e di conseguenza la concentrazione di gas serra in atmosfera raggiunge valori sempre più alti (siamo a circa 430 ppm) ed il clima continua a cambiare. Testimone sono i picchi di temperatura, e l’aumento dell’intensità e frequenza degli eventi estremi. Eventi estremi quali le ondate di calore, o di pioggia intensa che causano alluvioni quale quella che ha colpito la Toscana il 14 marzo di quest’anno.
La causa del cambiamento climatico è indubbia: siamo noi, sono le attività umane. Il continuo utilizzo di combustibili fossili, carbone, e gas metano, e lo sfruttamento delle terre con gli allevamenti intensivi e l'uso dei fertilizzanti, hanno prodotto e continuano a produrre gas serra, la cui concentrazione in atmosfera continua ad aumentare.
Tutto il mondo subisce l’impatto del cambiamento climatico, ma spesso a essere colpite maggiormente sono proprio quelle popolazioni che hanno meno risorse, e quindi meno possibilità di adattarsi. Paesi che, tra l’altro, spesso hanno contribuito molto poco alle emissioni di gas serra. Le soluzioni tecnologiche esistono, ma mancano politiche di mitigazione e adattamento efficaci che portino una riduzione drastica delle emissioni in tempi stretti. Se si vuole contenere il riscaldamento medio globale al di sotto dei 2 oC, occorre raggiungere zero emissioni nette entro il 2020.
Le misure politiche per contrastare il cambiamento climatico e il caso italiano
Buizza ha portato all’attenzione generale l’esempio della Gran Bretagna, Paese che sta investendo per decarbonizzare nei tempi discussi nell’Accordo di Parigi firmato alla COP21 nel 2015, e che sta lavorando per raggiungere sia l’obiettivo proposto dall’Unione Europea ‘fit-for-55’ entro il 2030, che le zero-emissioni-nette entro il 2050. L'Unione Europea stessa aveva definito un ottimo programma di decarbonizzazione (il “Green Deal”), ma molti paesi, secondo Buizza, stanno spingendo per un rallentamento sostanziale della decarbonizzazione.
Tale rallentamento sarebbe un errore, soprattutto per l’Italia a cui una riduzione della dipendenza dai combustibili fossili porterebbe vantaggi economici. Un Paese tra i più esposti agli impatti del cambiamento climatico, che quindi subirebbe meno danni, e quindi avrebbe co-benefici sostanziali nel futuro se si raggiungesse l’obiettivo di zero emissioni nette.
A livello globale, Buizza ha sottolineato inoltre che una riduzione della dipendenza dai combustibili fossili ridurrebbe la probabilità di conflitti, come dimostra il fatto che all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) venne dato nel 1997 il Nobel per la pace, come riconoscimento dell’impatto del loro lavoro sulla riduzione di potenziali conflitti futuri. Riduzione che, inoltre, porterebbe a minori tensioni interne, e quindi minori migrazioni da Pesi maggiormente esposti all’impatto del cambiamento climatico, quali molti Paesi Africani.
Per approfondire
Chi fosse interessato, può approfondire questi ed altri temi legati al cambiamento climatico nell’ultimo libro di Buizza, ‘Il meteo e il clima', Carocci editore: https://www.carocci.it/prodotto/il-meteo-e-il-clima?srsltid=AfmBOopmaEw0vjIadDYMtLbBJiHP7a0pDW_9mksowlLUytMzksOvNfns).